Il´Palazzo di Città´ a Cairo Montenotte, Savona

Il 'Palazzo di Città', Cairo Montenotte, Savona
  • Il 'Palazzo di Città', Cairo Montenotte, Savona Il 'Palazzo di Città', Cairo Montenotte, Savona
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Committente: Comune di Cairo Montenotte
Cronologia: Concorso di progettazione 2000
Progetto: 2001 - 2004 Realizzazione: 2004-2007
Progetto architettonico: Mario Gallarati con Letizia Masciotta, Laura Roccatagliata, Giacomo Gallarati
Strutture: Massimiliano Cremonini, Luigi Giamello
Impianti: Marco Gaminara


L’intervento si colloca su uno spazio pubblico particolarmente significativo per lo sviluppo dell’organismo urbano di Cairo Montenotte, centro principale dell’alta val Bormida. Il centro cittadino risulta frutto di successive espansioni a partire da un primitivo insediamento pianificato, organizzato secondo un asse di fondovalle lungo le rive del fiume Bormida. Tale asse territoriale si configura quale percorso matrice dell’insediamento, principale asse urbano in direzione SE-NO, sul quale si attestano, ortogonalmente e ad intervalli regolari, una serie di percorsi di impianto edilizio.
Ad un nucleo interno di pianta pressoché quadrata (circa 140 x 140 m), fittamente insediato da edilizia di base (prevalentemente abitativa), fanno corona una serie di spazi e funzioni speciali: i nodi dell’impianto viario al centro dei quattro lati di detto nucleo, sottolineati dalle due piazze principali del centro storico e dalle due porte della cerchia muraria; gli edifici specialistici nodali (in particolare le chiese), ai margini del tessuto di base del nucleo più antico.
Attorno a tali spazi e strutture specialistiche si completa il tessuto del centro storico, compreso tra il fiume Bormida, il Castello, ed i due rivi che delimitano il promontorio collinare del Castello per poi immettersi nel corso d’acqua principale.
Lungo questi due rivi secondari si sviluppano i due percorsi di fondovalle destinati ad assumere il ruolo di assi di ribaltamento dello sviluppo urbano successivo. Ad essi corrispondono i due ponti sul Bormida ed i relativi spazi urbani al di fuori della cerchia muraria, qualificati dalla presenza di due importanti edifici civili: il palazzo del Comune, dal lato sud-orientale del centro antico, e l’edificio delle ex scuole medie dalla parte opposta, sul lato nord occidentale di piazza della Vittoria.
In questo quadro assume sempre più importanza la stessa piazza della Vittoria che, anche per il forte incremento edilizio di tutto il settore nord occidentale dell’abitato, da spazio pubblico nodale esterno al centro storico viene a configurarsi quale principale ‘polo’ dell’organismo urbano, attorno al quale sembra sempre più destinata a gravitare la vita cittadina, come peraltro confermato dalla decisione dell’Amministrazione Comunale, verso la fine del 2000, di sottoporre a concorso di idee il Recupero e riutilizzo dell’edificio ex scuole medie in piazza della Vittoria e sua trasformazione in centro culturale polivalente, concorso poi vinto dal nostro gruppo di lavoro.
Elemento qualificante la proposta progettuale, oltre al recupero degli spazi esistenti, fu l’idea di completare l’organismo architettonico con la realizzazione di una sala teatro-auditorium da circa 360 posti, ad intasamento del cortile posteriore tra le due ali del fabbricato: restituita quindi la richiesta funzionalità agli spazi esistenti, le aule distribuite dal corridoio a ‘C’ al centro del quale si innestava il corpo scale, con la realizzazione del nuovo volume centrale il vecchio edificio scolastico acquisiva un nuovo ruolo, anche in termini di emergenza architettonica a scala urbana, passando dalla sua primitiva configurazione di organismo architettonico speciale seriale all’attuale di organismo architettonico speciale nodale.
La realizzazione del nuovo teatro-auditorum poneva però una serie notevole di problemi: in primo luogo la posizione del fabbricato esistente, quasi al centro del lotto, lasciava liberi spazi anteriori e posteriori un po’ troppo ridotti per consentire l’inserimento sia della nuova cavea sia del palcoscenico; oltre a questo c’era il problema di separare completamente la funzione ‘pubblico intrattenimento’ dal resto del centro culturale (con sale riunione, spazi espositivi, biblioteca, ecc.), con il conseguente obbligo di prevedere due accessi distinti. Inoltre, dei tre piani del fabbricato l’intero seminterrato risultava difficilmente accessibile ed igienicamente non adeguato per la totale assenza di intercapedine.
La soluzione adottata cercava di far fronte a tali condizionamenti e di sfruttare al meglio le potenzialità dell’edificio da recuperare: si sceglieva infatti di destinare l’intero piano seminterrato (ad una quota di circa 2,5 metri al di sotto del piano di campagna originario) alla funzione teatrale, localizzando nei locali esistenti tutte le funzioni accessorie (atrio, foyer, bar, guardaroba, corridoi di distribuzione, depositi, servizi, ecc.): la nuova sala gradonata, ricavata come detto nel cortile posteriore, veniva di conseguenza impostata ad una quota ribassata (circa 3 m.), raggiungibile con leggere rampe dal foyer; in questo modo si creava la possibilità di ricavare gli spazi scenici al di sotto ed ai lati dello scalone monumentale che dal piano terra rialzato conduce al piano superiore. L’intero piano seminterrato veniva inoltre ad essere dotato di nuovi affacci esterni, con la formazione di due ampie intercapedini-vie di fuga lungo i fianchi del fabbricato e di una piazza ribassata sul fronte principale.
Con la realizzazione della nuova sala teatrale e della cavea all’aperto veniva ad essere fortemente accentuato l’asse centrale dell’edificio, restituendo così maggior coerenza alla vocazione dell’organismo seriale esistente ad essere letto in termini di simmetria secondo l’asse ingresso-scalone: veniva pertanto ad essere conservato l’impianto strutturale dell’edificio esistente, ma reinterpretato ad un grado di maggiore organicità.