Palazzo Demetrio Canevari in Via Lomellini, Genova

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Committente: Fondazione Demetrio Canevari / A.R.T.E. / Opera Pia Sussidio Canevari
Cronologia: P.P. e progetto di massima: 1991-1992; Progetto Opera Pia Sussidio Canevari: 1998-2003; Progetto A.R.T.E.: 2003-2007; Progetto di variante Fondazione Canevari: 2009-2012
Realizzazione: I lotto: 2003-2007; II lotto: 2009-2012
 

Progetto Architettonico: Studio Architettura Gallarati / Gallarati Architetti

Direzione Lavori: I lotto: Mario Gallarati; II lotto: Filippo Minuto
Strutture: Progetto A.R.T.E: Emanuele Repetto / STI; Progetto di variante: Andrea Pepe
Impresa Costruttrice: Tecnoconsul srl / Restauri srl

 

L´intervento ha consistito nel restauro del corpo monumentale e nella ricostruzione delle ali distrutte di uno dei più significativi palazzi seicenteschi che prospettano su via Lomellini nel centro storico di Genova, il Palazzo Demetrio Canevari, opera dell’architetto Matteo Lagomaggiore, meglio noto per il suo ruolo di ‘Maestro capo d’opera’ nella costruzione di Palazzo Rosso in Strada Nuova, e nella riqualificazione di uno degli angoli più degradati all’interno del Centro Storico di Genova, la retrostante ‘piazzetta’ compresa tra il palazzo stesso, vico Untoria e vico dei Fregoso, ‘vuoto urbano’ creato dai bombardamenti del 1943 ed ulteriormente degradato da ricostruzioni incompiute degli anni del secondo dopoguerra. Palazzo Demtrio Canevari è soggetto a vincolo monumentale (D.Lgs. 42/2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio, titolo II) e sottoposto a richiesta di autorizzazione alla Soprintendenza.
Il progetto, fin dalle prime elaborazioni, si è proposto un duplice obbiettivo: ricondurre il palazzo Canevari ad un assetto architettonicamente compiuto e funzionalmente adeguato alle attuali esigenze, salvandolo da un inevitabile progressivo decadimento con la ricostruzione di parte dei volumi distrutti e la ricomposizione del fronte posteriore; trasformare il vuoto urbano retrostante da cimitero delle automobili e ricettacolo di immondizia a vero e proprio spazio urbano vivibile, opportunamente riqualificato ed arredato.
Per quanto riguarda questo secondo obiettivo, il progetto ha previsto la sistemazione a piazza pubblica pedonale dell’area residua alle spalle del palazzo ricostruito. Per quanto riguarda il palazzo Canevari vero e proprio, due sono gli ordini di problemi che il progetto si è trovato ad affrontare nelle varie sue fasi: da un lato il corpo principale dell’edificio, volumetricamente ancora intatto ma assai degradato, richiedeva un accurato intervento di restauro e risanamento conservativo, con l’eliminazione delle superfetazioni (tamponamenti alle finestre, anche sulla stessa via Lomellini, controsoffitti a nascondere le volte interne, in particolare al primo piano nobile, soppalcature, ecc.) ed il miglioramento complessivo della distribuzione interna; dall’altro il completamento e la razionalizzazione dell’organismo architettonico imponevano la ricostruzione di parte dei volumi distrutti, previa la demolizione dei corpi di fabbrica realizzati a parziale attuazione di un progetto di ricostruzione post-bellica, e sul sedime degli stessi.
Il progetto originario, giunto a una formulazione definitiva in seguito all´intesa raggiunta dalla proprietà con A.R.T.E. che prevedeva la realizzazione di 16 alloggi per studenti, consisteva nel completamento delle due ali e nella realizzazione di un secondo corpo scala-ascensore. Il nuovo corpo di distribuzione verticale, oltre a concludere l’impianto dell’intero organismo spaziale, incentrato sull’asse ingresso-atrio-cortile, consentiva la massima trasparenza tra cortile interno e spazio pubblico retrostante, con una soluzione architettonica che faceva propria l’esperienza di altre simili realizzazioni nell’architettura storica genovese (si pensi ad esempio alle facciate in ferro e vetro delle testate di Galleria Mazzini).
I volumi ricostruiti, a parte i locali al piano terra e primo ammezzato, destinati ad ospitare, oltre all’atrio posteriore ed annessi locali di servizio di uso privato, erano prevalentemente destinati ad alloggi di taglio contenuto, in vista della possibile destinazione ad alloggi per studenti, ed erano serviti dal nuovo sistema di distribuzione verticale, cui si accedeva tramite il cortile centrale o direttamente dall’esterno, tramite il nuovo ingresso posteriore e quindi autonomamente rispetto alle unità funzionali esistenti nel corpo principale dell’edificio.
Il corpo principale conservava invece il suo carattere prevalentemente commerciale-terziario (salvo l’eventuale destinazione a servizi di uno o di entrambi i piani nobili nel caso di un loro utilizzo quali sale-studio connesse al programma di residenza universitaria nel centro storico), con il mantenimento di una limitata quota di funzioni residenziali concentrate soprattutto nel piano sottotetto. Il completo recupero dei due piani nobili, nel pieno rispetto dei caratteri architettonici originari, consentiva inoltre di destinare tali locali ad attività più confacenti al valore monumentale del palazzo.

Purtroppo, a seguito dell’approvazione definitiva della soluzione originaria di progetto, l’intesa a suo tempo raggiunta con A.R.T.E. non si è perfezionata per espressa rinuncia dello stesso ente e la Fondazione Canevari, proprietaria dell’immobile, si è trovato costretto per impossibilità finanziaria da un lato a rinunciare alla ricostruzione delle due ali sul sedime della parte ricostruita nel dopoguerra dall’altro ad avviare comunque - anche in relazione ai finanziamenti assegnati nell’ambito del piano del Ghetto - l’intervento di restauro del corpo monumentale, in presenza peraltro di una disponibilità finanziaria ben più limitata proprio per il mancato introito derivante dalla cessione del sedime ad ARTE.
Venendo meno la ricostruzione dei volumi destinati ad alloggi per studenti, l’intervento non ha potuto limitarsi al semplice restauro dell’esistente, vista la necessità di chiudere lo “squarcio” creato dai bombardamenti nello stesso corpo monumentale, lungo vico Untoria. E´ stata perciò redatta una variante finale al progetto che ha limitato l´intervento alla semplice ricomposizione dei volumi preesistenti ed al riassetto complessivo del palazzo Canevari alla luce della mancata realizzazione del nuovo corpo di fabbrica verso vico Ombroso.
Il progetto di variante, sulla cui base è stato realizzato il secondo lotto di intervento, si è proposto ancora una volta l’obiettivo di ricondurre il palazzo Canevari ad un assetto architettonicamente compiuto e funzionalmente adeguato alle attuali esigenze, con la ricomposizione del fronte posteriore verso l’ex vico Ombroso, pur all’interno di un quadro economico necessariamente limitato. E´ stato in primo luogo confermato il restauro del corpo principale dell’edificio, volumetricamente ancora quasi intatto ma assai degradato, con l’eliminazione delle superfetazioni (demolizione vano scale a sbalzo sul cortile, riapertura delle logge in corrispondenza dei due piani nobili) e la sostanziale conferma della distribuzione interna (con sostituzione dell’ascensore nel cortile con altro inglobato in vano corsa in cristallo, da coordinare con i serramenti delle logge); in secondo luogo, la ricomposizione dell’organismo architettonico ha imposto la chiusura verso vico Ombroso del vano (su tre livelli) prospiciente vico Untoria sventrato dal bombardamento, la demolizione dello scheletro in c.a., prospiciente vico dei Fregoso, lasciato incompiuto a parziale attuazione di un progetto di ricostruzione post-bellica, e la riconfigurazione del vano di un piano fuori terra ed uno seminterrato prospiciente la piazzetta ricostruito proprio in attuazione dello stesso progetto di ricostruzione post bellica. Quest’ultimo corpo di fabbrica, di cui il progetto originario prevedeva la demolizione, è stato invece mantenuto nella sua attuale consistenza ma sottoposto ad un intervento di restyling, configurandosi quale prolungamento del basamento del palazzo, nel quale potranno essere localizzate attività di connettivo urbano o pubblico esercizio anche funzionali alla rivitalizzazione della piazzetta.
L´intervento ha riguardato il recupero dei due piani nobili, destinati integralmente a connettivo urbano – ivi compresi gli uffici di gestione dell’ente proprietario - nel pieno rispetto dei caratteri architettonici originari che denotano il valore “monumentale” del palazzo. Nel secondo piano ammezzato è stata confermata una destinazione di connettivo urbano (attuale sede Fondazione Canevari) e residenziale (attuale alloggio custode), mentre al piano intermedio ed ai due piani sottotetto è stata mantenuta la destinazione abitativa, con il recupero e la razionalizzazione degli alloggi esistenti, uno dei quali trasformato di duplex, con l’accorpamento del vano parzialmente ricostruito al piano intermedio. Per quanto riguarda le superfici commerciali, l´intervento ha mantenuto le attuali unità commerciali sviluppate su due piani (piano terra e primo ammezzato).