Costruire sul costruito

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Il livello di saturazione del territorio insediabile è tale da rendere improcrastinabile una pausa di riflessione sul nostro operato.
Se ogni intervento realizzato sino ad ora comportava sempre un confronto con una realtà territoriale comunque già profondamente antropizzata, nei prossimi decenni, anche in un’eventuale prospettiva di decrescita, il tema da affrontare sarà sempre più dichiaratamente quello del costruire sul costruito.
Da un lato gli strumenti critico-metodologici nel tempo acquisiti e maturati possono consentire, ove consapevolmente impiegati, di riallacciare il filo del discorso con le strutture che si erano venute formando gradualmente nel corso dei secoli per successive stratificazioni, nella ricerca di una continuità linguistico-operativa che sembra smarrita.
Dall’altro l’azione dovrà svilupparsi anche su un secondo livello, di maggiore complessità. Occorre infatti affinare un analogo e coerente sistema critico-operativo che consenta di verificare quanto del costruito recente sia compatibile con le attitudini dei diversi ambiti territoriali e quanto invece debba essere oggetto di interventi strategici di sostituzione e reinserimento all’interno del più ampio processo territoriale.