A cosa si riferisce il recupero tipologico e più in generale quali oggetti possono essere interessati ad interventi di recupero tipologico?
Nell’accezione comune esso riguarda prevalentemente la scala edilizio-architettonica ed in particolare il recupero di manufatti di edilizia di base esistenti. Tuttavia il recupero tipologico per consolidamento di un nucleo insediato o di un tessuto edilizio può coincidere, in molti casi, con la realizzazione di nuovi manufatti come integrazione o come sviluppo di organismi in continua evoluzione e trasformazione.
Per questo motivo il concetto di recupero tipologico è suscettibile di essere molto ampliato, fino ad estendersi a qualunque intervento che vada ad incidere su strutture preesistenti: in un ambiente densamente insediato e stratificato come il nostro territorio, in realtà, ogni intervento, anche di nuova edificazione, porta ad una modificazione della realtà consolidata riconducendola verso nuovi assetti. La riuscita, o meno, di tali nuovi interventi e la loro compatiblità tipologico-ambientale sarà a nostro avviso strettamente connessa al rispetto del sistema gerarchizzato di valori propri del contesto in cui essi vanno ad inserirsi.
Analogo discorso può essere fatto per gli edifici speciali: a parte le emergenze monumentali, più o meno “di firma” e comunque caratterizzate da elevati valori storico-artistici, in molti casi l’interpretazione tipologica delle attitudini trasformative-evolutive può consentire di spingere verso soluzioni progettuali nuove ma coerenti con i valori generali di un organismo edilizio-architettonico, che può risultarne valorizzato anche in relazione alla mutazione del suo ruolo all’interno di un più ampio contesto urbano.
M. GALLARATI, Recupero tipologico e riqualificazione urbana del quartiere della Maddalena a Genova, in AA.VV., Saverio Muratori Architetto (Modena, 1910 - Roma, 1973) a cento anni dalla nascita. Atti del Convegno itinerante (a cura di G. Cataldi), AION, Firenze 2013, pagg. 144-147